STAI LEGGENDO MILAZZO 24. I lavori del parcheggio multipiano di via Impallomeni intaccano l’antica cinta muraria della città di Milazzo. A sostenerlo con una documentazione fotografica è lo storico Massimo Tricamo. «Si tratta di uno dei brandelli superstiti dell’antica cinta muraria, le antiche mura urbiche che proteggevano Milazzo dagli attacchi nemici. Un tratto presente alle spalle della guardia medica, oggi cantiere del parcheggio multipiano», scrive Tricamo.
Tricamo ha pubblicato sui social due foto (pubblicate in alto). «La foto a sinistra era stata scattata da chi scrive il primo giugno 2024, quella a destra nei giorni scorsi. Gli ulivi decapitati serviranno a meglio identificare e comprendere lo stato dei luoghi prima e dopo», scrive. QUI SOTTO IL VIDEO DEI LAVORI
Il primo giugno 2024, nell’ambito delle prime fasi di questo cantiere PNRR, Tricamo auspicava un intervento di consolidamento delle antiche mura per salvaguardare il bene culturale e nel contempo la pubblica incolumità. «Probabilmente si è scelta la scorciatoia, la strada meno impegnativa, ossia abbattere – anziché restaurare – la porzione superiore delle mura vincolate – sostiene lo storico – quello che un tempo era il più sottile parapetto di ronda della sentinelle. O forse le sollecitazioni del cantiere, coi lavori al costone roccioso, hanno determinato un crollo delle stesse antiche mura. Certo è che, a questo punto, un’informazione si rende necessaria da parte dalle istituzioni competenti».

LA STORIA. La documentazione d’archivio attesta che nel 1623 il cantiere per il completamento delle suddette mura era avviato da ormai un anno. La costruzione della «chiudenda di mare», così veniva chiamata la lunga cinta muraria che avrebbe dovuto proteggere dagli eventuali attacchi nemici di Ponente i due “borghi” di Milazzo, venne disposta dal viceré Emanuele Filiberto nel 1622. Il progetto di massima venne affidato all’ingegnere militare Vincenzo Tedeschi. Ad aggiudicarsi l’appalto fu mastro Francesco Cardillo, mentre la direzione dei lavori venne affidata all’architetto palermitano Giuseppe Gasdia, una sorta d’ingegnere-capo della Città di Milazzo che aveva sposato una milazzese e che allora dirigeva anche i lavori di costruzione di quello che oggi chiamiamo il Duomo antico.
Milazzo disponeva allora di due borghi: uno è l’odierno centro urbano, la porzione bassa del territorio comunale che si sviluppa oggi dall’ex Gambero e da piazza Nastasi sino alle prime alture di via Impallomeni, in prossimità di piazza Roma; l’altro è quello che tutti oggi continuiamo a chiamare Borgo, dunque la porzione alta della Città, ma anche il sottostante lungomare di Vaccarella.
Nel 1622 il viceré, allo scopo di difendere Milazzo lungo il versante di Ponente, dispose dunque di proteggere con una cinta muraria il borgo più basso, le cui mura sarebbero state comprese tra piazza Nastasi e piazza Roma, salendo ancora sino a S. Rocco. Lungo tali mura si sarebbero aperte tre porte, una delle quali – denominata dal 1630 “Porta Palermo” – era ubicata precisamente nell’incrocio tra le odierne vie XX Settembre ed Enrico Cosenz. Questa cinta muraria sarebbe stata denominata non a caso Cinta Emanuela, in omaggio allo stesso viceré promotore, allungando così il tratto già esistente nelle alture rivolte a Ponente dell’altro borgo, quello dominato dalla cittadella fortificata.