Prima il muro, poi i materiali degli scavi archeologici non “vagliati” ora anche le nomine del direttore dei lavori e dell’archeologo che sarebbero state tardive rispetto all’inizio dei lavori. Continuano ad essere al centro di polemiche i lavori ai piedi del castello che porterà alla realizzazione di un’area di sosta per pullman con passaggio pedonale fino all’ingresso della cittadella fortificata.
I REPERTI NELLA TERRA DI RISULTA. Nei giorni scorsi i consigliere comunali Lorenzo Italiano, Giuseppe Crisafulli, Damiano Maisano e Alessio Andaloro hanno presentato una interrogazione in merito ai materiali di risulta che si trovavano nell’area interessata da lavori disposti dall’Amministrazione, sotto le mura del Castello per chiedere se “è stato rimosso e trasferito il materiale proveniente dagli scavi del calpestio delle cinte murarie del Castello depositate in quel sito sino dalla data del 2009/10 per disposizione della Soprintendenza di Messina per il vaglio o se lo stesso è ancora presente sul sito interessato. Si rappresenta – si legge nel documento – che tra il materiale proveniente dagli scavi potevano trovarsi reperti pregiati così come è successo dall’esame di altri materiali.
LE NOMINE DOPO L’AVVIO DEL CANTIERE. Oggi il consigliere Maisano entra nel dettaglio. La nuova interrogazione fa seguito all’esame dei documenti ricevuti dopo una richiesta di accesso agli atti, dove sono stati riscontrati – a detta dell’esponente di “Sud chiama Nord” diversi aspetti che meritano un chiarimento da parte del Comune. In particolare, dall’esame degli atti risulterebbe che la nomina dell’archeologo chiamato a svolgere le attività di sorveglianza archeologica sui lavori, richieste dalla soprintendenza di Messina, sarebbe intervenuta in data successiva 11 aprile all’avvio dei lavori di scavo e movimentazione terra sull’area avvenuto, invece, il 5 di Marzo.
Inoltre, sembrerebbe che la nomina del direttore dei lavori e del coordinatore per sicurezza sarebbero avvenute in data successiva alla consegna ed all’avvio dei lavori.
La soprintendenza sembrerebbe nel suo parere pronunciarsi solo sull’aspetto paesaggistico e non invece sul vincolo monumentale che grava sull’area. «Tutti quesiti che meritano senz’altro un’immediata risposta dal Comune, trattandosi di interventi aventi un impatto rilevante sul monumento più importante della nostra città», conclude Maisano.
IL CENTROSINISTRA CHIEDE IL RIPRISTINO DEI LUOGHI. Anche il Coordinamento di centrosinistra di Milazzo, lunedì scorso, si è espresso nuovamente sull’argomento alla presenza delle associazioni Italia Nostra, Legambiente, Siciliantica Medici per l’Ambiente, del consigliere Damiano Maisano, oltre ai rappresentati del PD, Movimento 5Stelle, Verdi per l’Europa, Rifondazione Comunista. Hanno sostenuto che «le opere in corso sono in palese, assoluta difformità allo strumento urbanistico ed in violazione di un vincolo di tutela imposto per la salvaguardia del bene monumentale in tutte le sue caratteristiche».
È stato, pertanto, chiesto il blocco immediato dei lavori e la rimessa in ripristino dell’area.
E’ stata, ancora, ribadita la necessita di riaprire la “Porta Civica” nel Bastione delle Isole, sulla scorta di un progetto, prodotto da Italia Nostra e in possesso dell’Amministrazione, che prevede, tra l’altro, un percorso dedicato per i visitatori con difficoltà nella deambulazione e che deve essere esteso a tutto il compendio, per superare le attuali barriere che ne precludono la piena visitabilità.