Si ridimensiona il quadro cautelare nei confronti degli imputati dell’operazione “Spice Express”, l’inchiesta che ha portato alla luce una presunta associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, capeggiata – secondo l’accusa – da Filippo Genovese, detto “lo Scozzese”, oggi collaboratore di giustizia.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari per Annamaria Laquidara e Jessica Maisano, accogliendo le istanze difensive presentate dall’avvocato Diego Lanza, che assiste entrambe le imputate coinvolte secondo l’accusa nel reato anche associativo contestato e tornate in libertà.
Contestualmente, per altri imputati – Domenico Cambria, Jonathan Cambria, Giovanni Calabrò e Giuseppe Maiore – è stata invece disposta la revoca della custodia cautelare in carcere con l’applicazione della misura degli arresti domiciliari in attesa dei successivi sviluppi processuali. Gli imputati sono accusati di aver fatto parte dell’organizzazione criminale smantellata dalle forze dell’ordine nell’ambito dell’operazione antidroga che ha operato anche nel milazzese specialmente nello spaccio della sostanza stupefacente denominata “spice”, fatti verificatisi negli anni 2020 e 2021.
Diversi imputati hanno scelto il rito abbreviato, mentre altri hanno optato per il rito ordinario, in una strategia difensiva articolata e seguita in ogni fase dall’avvocato Lanza che assiste gli imputati sopra indicati.
Le scarcerazioni non si limitano ai nomi già citati: il prossimo 21 luglio compariranno innanzi al Tribunale di Barcellona coloro che hanno scelto il rito ordinario mentre il prossimo 15 luglio e’ aggiornata l’udienza in abbreviato innanzi al Gip del Tribunale di Messina dott. Salvatore Pugliese.
Frattanto all’udienza preliminare dello scorso 6 giugno si è svolta in un clima particolarmente teso, sfociando in un episodio increscioso che ha riguardato proprio il legale Diego Lanza. Secondo indiscrezioni, l’avvocato sarebbe stato oggetto di minacce, a quanto pare provenienti da due collaboratori di giustizia coinvolti nel procedimento.
Sulla vicenda vige il massimo riserbo, ma fonti riservate indicano che l’intera questione sarebbe al vaglio delle autorità giudiziarie nazionali, vista la delicatezza del caso.