IL RICORDO. «Il Signor Salvatore Italiano era un uomo profondamente rispettoso delle regole. Mal tollerava talune ingiustizie e tentava di far valere le proprie ragioni ricorrendo agli organi giurisdizionali, in piena conformità al nostro ordinamento giuridico». A ricordare Italiano, 84 anni, originario di Fiumarella, il cui corpo senza vita è stato ritrovato ieri pomeriggio in un sacco di plastica in via Capuana, è Massimo Tricamo, presidente di Storia Patria milazzese, che lo ricorda come un uomo serio, rigoroso, ma con slanci di generosità al punto di essere tra i donatori più attivi del Museo Etnoantropologico e Naturalistico “Domenico Ryolo”, di via Impallomeni. Non solo ha donato numerosi arnesi agricoli utilizzati dai vivaisti mamertini nel secolo scorso nella Piana di Milazzo, ma anche una collezione di preziosi e introvabili rasoi Luigi Rizzo, dedicati all’eroe della marina militare, prodotti dal padre. Questo il suo ricordo:
Il Signor Salvatore Italiano era un uomo profondamente rispettoso delle regole. Mal tollerava talune ingiustizie e tentava di far valere le proprie ragioni ricorrendo agli organi giurisdizionali, in piena conformità al nostro ordinamento giuridico
Il Signor Italiano non si faceva giustizia da solo, rispettava e seguiva norme e procedure. L’esatto contrario di chi ha deciso di togliergli la vita.
Chi scrive ha conosciuto ed apprezzato il Signor Italiano. A differenza di altri, che in queste ultime ore si sono lasciati andare a giudizi avventati.
Il Signor Salvatore Italiano è stato un generoso benefattore tanto del Museo Etnoantropologico e Naturalistico “Domenico Ryolo”, quanto del punto espositivo sull’eroico “Luigi Rizzo” allestito negli antichi magazzini del Porto. A quest’ultimo ha donato una ricca collezione di rasoi “marca Rizzo”, oggi ricercatissimi sui mercati antiquari. Suo padre, sul finire degli anni Venti, ottenne dall’Eroe di Premuda il permesso di sfruttare commercialmente la propria immagine. Nacque così la fortunata linea di rasoi prodotti in Germania e commercializzati in Italia ed all’estero col nome del nostro illustre concittadino, che ancor oggi viene additato come l’uomo simbolo della Marina Militare italiana.

Al Museo Ryolo ha donato i preziosi coltelli da innesto della rinomata casa tedesca Kunde, che gli innestatori della Piana impiegarono sin dalla fine dell’Ottocento per innestare a dimora, in ogni angolo d’Italia, le barbatelle prodotte dalla infinità di vivaisti milazzesi. Un’assortita teca del Museo, finanziata dallo stesso Signor Italiano, espone da anni a turisti e visitatori decine di coltelli da innesto, in gran parte prodotti dalla Domus di Milazzo, l’azienda di proprietà della famiglia Italiano.
Ma a questo generoso benefattore si deve anche la donazione di arnesi agricoli e soprattutto di una suggestiva batteria di pignate in terracotta, le pentole prodotte a Patti in uso sino a metà Novecento in una Milazzo, ancora per poco, profondamente contadina.

Quelle tradizioni agricole che il Signor Italiano – il quale peraltro era figlio di uno dei più facoltosi vivaisti viticoli della Piana di Milazzo – coltivava con passione ed abnegazione, producendo e vendendo tutti i sabati pomeriggio vini da pasto ricercati da una vasta clientela, alla quale il Signor Italiano ha concesso sino ad oggi il piacere ed il privilegio di assaporare gesti e rituali della nostra tradizione, persino la “tramuta” con tanto di maestro bottaio, spillando il vino dalle vecchie botti dell’antico suo palmento di contrada Carrubaro, dominato dal possente conzu, ossia dal torchio ligneo alla genovese. Un monumento della Milazzo contadina che il Signor Italiano ha gelosamente custodito nel tempo, tramandandolo con non pochi sacrifici economici alle giovani generazioni.
Questo era il Signor Salvatore Italiano. Un profondo cultore delle nostre tradizioni agricole e commerciali. Ci piace ricordarlo così. La Società Milazzese di Storia Patria, di cui egli stesso era socio, ed il Museo Etnoantropologico e Naturalistico “Domenico Ryolo” si stringono affettuosamente attorno ai familiari, ricordando con affetto e riconoscenza il generoso benefattore e socio.