RIFLESSIONI. La polemica sul taglio degli alberi mi appassiona poco. Dalla Marina Garibaldi alla scuola elementare di Capo Milazzo, da Piazza Caio Duilio a Piazza Marconi negli ultimi anni si sono succeduti vari scontri tra ambientalisti e il Comune di Milazzo sull’esigenza di tagliare o meno alberi, alcuni dei quali quasi secolari.
Siccome escludo che un amministratore si alzi la mattina e decida di tagliare in maniera indiscriminata il verde pubblico, solo per il piacere di farlo o per favorire qualche vivaio, sono certo che la motivazione sarà valida e suffragata dal parere di autorevoli esperti.
Mi fa altrettanto ridere, però, quando l’assessore ai Lavori pubblici Santi Romagnolo in un comunicato ufficiale, sottolinea, ad esempio, che la superficie destinata a verde pubblico attrezzato a Piazza Marconi (di fronte l‘ex stazione) non solo «era stata implementata di circa 200 mq» ma, adesso, con una perizia di variante, «il verde pubblico attrezzato verrà implementato di altri 500 mq circa, passando da 850 a 1344». «Chi si aspettava “colate di cemento” o uno “scempio disastroso” o altre “fake news” senza attendere il completamento dei lavori rimarrà deluso» gongola fiero Romagnolo.
Il problema è che Romagnolo fa suo il motto del Movimento 5 Stelle – presto archiviato – che “uno vale uno”. Nel senso che se a Piazza Marconi togli un albero secolare e metti cespugli o prato all’inglese, alla fine sempre di “verde” si tratta.
L’esempio eclatante si può vedere in Marina Garibaldi dove è stato rimosso (sicuramente per motivi seri) un ficus vecchio di 80 anni per essere sostituito con un alberello che ricorda quello di Natale. E’ come se in una squadra di calcio sostituisci Lionel Messi con l’attaccante di una squadra d’Eccellenza e hai risolto il problema: sempre giocatori sono.
Gianfranco Cusumano