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martedì, 25 Marzo 2025

Fondato da Gianfranco Cusumano

Milazzo nel 1235 ospitò il primo deposito di sale. Il “salato”  per tutto l’800 costituì la principale attività di esportazione

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UN PO’ DI STORIA. Una delle testimonianze più antiche sul commercio del sale a Milazzo risale al 1516 ed è conservata  –  secondo quanto riferito dallo storico Carmelo Trasselli –  presso l’Archivio di Stato di Palermo. Il sale ha rappresentato da sempre una risorsa di grande importanza nella storia dell’uomo. Alimentava scambi, era portatore di tasse, provocava guerre. I romani realizzarono la via Salaria anche allo scopo di facilitare il  commercio del sale. La Sicilia ha ospitato da sempre grandi saline; da Trapani il sale  giungeva a Milazzo, a Messina e alle Eolie e da qui veniva trasportato nel continente e in tutta Europa. 

Veniva chiamato l’oro bianco. Già in epoca romana era così pregiato da costituire un premio per i legionari; alla fine di ogni campagna militare ricevevano come ricompensa per il servizio prestato, oltre alla paga, un certo quantitativo di sale e da tale usanza deriverebbe la parola salario.  In Sicilia la “gabella salis” si vuole far risalire addirittura al periodo normanno e a  Federico II. Secondo alcuni storici la prima imposta diretta sul sale venne creata  all’incirca nell’anno 1235 e –  considerati i privilegi e il favore di cui godeva nel regno il porto di Milazzo –  a partire da quell’anno ma in ogni caso a decorrere dal 1240 (cfr. Regesto Federico, II, 1240, Fogia, VI) venne creato il primo deposito di sale nel porto di Milazzo.  

Dal porto di Milazzo il “salato”  per tutto l’800 costituì una delle  principali attività di esportazione.

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Tra il 1515 e il 1516 la Sicilia venne colpita da una grave crisi economica e i giurati della città di Milazzo decisero di calmierare il prezzo del grano, imponendo a produttori e commercianti di non superare un determinato prezzo; scopo della misura era quello di consentire agli strati più umili della popolazione di non morire di fame. Venne imposto un prezzo anche al sale e questo comportò gravi perdite.  In particolare se ne lamentò un mercante di sale di Milazzo, “merce che, pur non avendo mai dato luogo a grossi guadagni speculativi, era di sicuro esito e quindi non avrebbe dovuto dar luogo a perdite” (Secretia di Palermo, 15 A, 3 Aprile 1516).

Così l’Abate Tommaso Fazello nel 1558 descriveva le saline a Trapani  “..in tutta questa riviera sono assaissime saline, nelle quali entrando il mare per fortuna, o per reflusso, e ricotto dal sole, diventa sale, di cui i trapanesi fanno grandissimi trafichi e guadagni…”.

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La salagione del pesce a Milazzo ha origine antiche, un procedimento che consentiva la conservazione del prodotto, specie il tonno e le alici. Attività questa che doveva avere una buona redditività considerato l’elevato numero di tonnare esistenti nel mare di Milazzo e di cui si ha notizia a partire dal XVI secolo. Dal porto di Milazzo il “salato”  per tutto l’800 costituì una delle  principali attività di esportazione.

il deposito del sale venne situato nel tratto iniziale della via XX Luglio. Un luogo posto nelle immediate  vicinanze dell’ambito  portuale in maniera da facilitare non solo le operazioni di scarico ma anche la riscossione della tassa

In epoca borbonica  la tassa sul sale era una delle imposte più redditizie del regno e nel porto di Milazzo approdavano  numerose imbarcazioni con carichi  provenienti da Trapani. Con il Regno d’Italia fu dettata, con la legge n.2396 del 5 Giugno 1865,  una nuova normativa per combattere  il contrabbando del sale, ma già nel 1862 erano state fissate  nuove regole per la creazione dei depositi  e per la riscossione dell’imposta. Sempre nel 1862, subito dopo l’Unità d’Italia, fu  confermata  la Dogana di Milazzo (di II ordine e di 2^ classe) e il deposito del sale venne situato nel tratto iniziale della via XX Luglio. Un luogo posto nelle immediate  vicinanze dell’ambito  portuale in maniera da facilitare non solo le operazioni di scarico ma anche la riscossione della tassa. Il contrabbando del sale  veniva praticato  specie dai marinai imbarcati  su tartane e feluche impiegate nel trasposto via mare, ma anche dai portuali  addetti allo scarico dai  bastimenti. Era merce preziosa che veniva barattata nei  paesi del comprensorio di Milazzo, ottenendone in cambio formaggi e derrate alimentari.

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Nella cartolina  dei primi del Novecento (in alto) si  apprezza la  via XX Luglio, ancora in terra battuta,  oltre al deposito del sale, ospitava  magazzini di  legname e materiali edili, molini e pastifici; era una delle strade più trafficate da carri e carretti. Il monopolio del sale venne abolito solo nel 1974.  

Pino Privitera

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Enzo basso
Enzo basso
9 mesi fa

Pezzo asciutto e di grande valore storico. È il condensato di un libro, con…grano salis. Complimenti all’autore che alla ricerca storica affianca la penna del divulgatore, il segreto di chi fa la fatica di essere chiaro nell’esposizione dei fatti, regalando al lettore levità di lettura.

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